giovedì 9 aprile 2020

STEP #08: L'Eros di Platone



Nel famoso passo del Simposio di Platone, Socrate riferisce un discorso sull'amore che dice di aver sentito dalla saggia Diotima:


Simposio, 202 d-e, 203 a
  
Ma cosa sarebbe allora, esclamai, questo Amore? un mortale?”. “Niente affatto”. “Ma allora cos’altro è?”. “Come nel caso di prima, qualcosa di mezzo fra mortale e immortale”. “Che è dunque, o Diotima?”. “Un demone grande, o Socrate. E difatti ogni essere [e] demonico sta in mezzo fra il dio e il mortale”. “E qual è la sua funzione?” domandai. “Di interpretare e di trasmettere agli dèi qualunque cosa degli uomini, e agli uomini qualunque cosa degli dèi; e di quelli cioè reca le preghiere e i sacrifici, di questi invece i voleri e i premi per i sacrifici. In mezzo fra i due, colma l’intervallo sicché il tutto risulti seco stesso unito. Attraverso di lui passa tutta la mantica, e l’arte sacerdotale concernente i sacrifici, le [203 a] iniziazioni e gli incantesimi e ogni specie di divinazione e di magia. Gli dèi non si mischiano con l’uomo, ma per mezzo di Amore è loro possibile ogni comunione e colloquio con gli uomini, in veglia o in sonno. E chi è dotto di queste arti, è un uomo demonico, ma chi è conoscitore di altre tecniche o mestieri non è che un generico. Ora, questi demoni sono molti e vari: uno di questi è anche Amore.

Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967


Amore appare come un vettore che unisce il mondo degli dei e il mondo degli uomini. Esso è un mezzo demonico, attraverso il quale gli dei possono "controllare" gli uomini in qualsiasi momento, "in veglia o in sonno".

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